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a me sembrerebbe il luogo adatto per riflettere in tranquillità ?!

sabato 26 aprile 2008

Compito 5: La matematica e il contesto

La matematica è la materia che dà più problemi agli studenti. Mi chiedo il motivo, forse perché è difficile e magari oggettivamente lo è, e richiede uno studio continuo, progressivo o per altro. Il problema allora sarebbe solo legato allo scarso impegno dello studente.

Ritengo però che la motivazione sia anche ad un livello diverso, che coinvolge l’insegnamento e soprattutto il modo con cui fa percepire la materia. Non avendo titoli per giudicare i metodi didattici, cerco solo di proporre delle personalissime impressioni.

Il problema centrale riguarda l’incapacità di riuscire a far percepire la matematica come un linguaggio fondamentale nell’ambito scientifico. Insomma, sarebbe utile farlo sentire importante come ogni altra lingua con la quale comunichiamo, facendo così intuire il dramma che una sua scomparsa produrrebbe per una comunicazione costruttiva nei campi implicati.

Quindi la matematica come linguaggio.

Per molti aspetti la matematica realizza alcuni elementi fondamentali della comunicazione, fra cui la rigorosità cioè la mancanza di ambiguità. Il linguaggio matematico aspira, tende a questo. Dai suoi assiomi, mediante ragionamento logico fa discendere teoremi dai quali altri sono dimostrabili e così via. Un meccanismo eccellente. Quasi semplice. Evidente. Intendo dire, un metodo così chiaro, razionale non si presto meglio alla comprensione? Sicuramente, ho molto semplificato e non nego la difficoltà di comprendere magari taluni passaggi in certe dimostrazioni. Vorrei solo riflettere sulla semplicità ( mai banalità ma ricerca di chiarezza e rigore) del ragionamento matematico. È la naturale professione dell’uomo, riflettere e ragionare. La matematica, mi sembra, un po’ come innata in noi, le sue idee, le sue strutture logiche sono insite in ciascuno di noi al di là dello studio. Quante volte diciamo, data la tal cosa … allora …, in matematica analogamente diremo dato che “ due triangoli hanno ordinatamente due lati e l’angolo compreso congruenti” allora “sono congruenti”. Al posto dei puntini ciascuno metta ciò che vuole, quello che conta è la logica di fondo. Gli esempi sarebbero molti . Chi dice di detestare la matematica, in fondo ne fa uso continuamente soprattutto nella sua logicità.

Forse se l’insegnamento mostrasse quanto l’astratta matematica sia continuamente usata i risultati sarebbero diversi.

A questo punto andiamo al problema del contesto. Punto cruciale soprattutto per la matematica, visto che spesso è considerata totalmente scissa da ogni rapporto con il mondo reale. Gli integrali, le derivate… appaiono solo utili per prendere un buon voto, divenendo quindi banale cumulo di regole da imparare inevitabilmente a memoria.
Non si apprende quindi la matematica come linguaggio, strumento di razionalità.

Il problema sta qui, a mio avviso. O la scuola fa percepire la matematica come un linguaggio universale della ragione o continueremo ad imparare regole a memoria che poi dimenticheremo. La matematica va saputa contestualizzare nel mondo reale, nelle sue applicazioni fisiche e in ogni campo delle scienza, nell’industria e via dicendo. Forse sarebbero utili dei principi di storia della matematica tanto per avere l’idea dell’evoluzione del pensiero matematico, contestualizzato nella storia.

Cosa diventa quindi una formula? L’espressione storica di un pensiero scientifico, potente strumento di linguaggio e di comprensione.

Contestualizzata la matematica guadagnerebbe molto; tutti gli specifici elementi acquisirebbero una loro chiara collocazione, anche pratica.

Vorrei tornare un attimo su quanto prima detto sulla matematica come innata, ed affermare che forse per trovarle un contesto basterebbe fissarsi un momento mentre riflettiamo e scoprire magari di usare quel tale ragionamento che applicato al teorema di geometria appariva tanto lontano.

Probabilmente il compito giunge in ritardo ma come è stato fatto notare una riflessione su tale argomento poteva essere utile.

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