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a me sembrerebbe il luogo adatto per riflettere in tranquillità ?!

giovedì 10 aprile 2008

Compito 6: Impressioni sul seminario

“ E’ stato bello” riassume le prime impressioni del seminario. Riflettendo mi accorgo che oltre al divertimento, un messaggio più profondo è passato. Non vorrei esagerare , rischiando di diventare pesante parlando di “messaggio profondo” ma, personalmente (posso sbagliarmi) ritengo che sia stato un momento, un pretesto per considerare molti aspetti, soprattutto sul valore di fare il medico.

Secondo me, il senso essenziale è espresso da tre parole: partecipazione, condivisione, stupore. Elementi legati , il mancare di uno fa perdere senso all’altro, lo impoverisce banalizzandolo. Infatti “partecipare” o è semplice presenza o è qualcosa di più costruttivo, impegnativo, mettersi in gioco con altri così come siamo, diventando così “condivisione”, che senza “stupore” non si rinnova, non si rafforza come una onda che si auto – alimenta. Senza stupore, la condivisione non arricchisce, fa rimanere uguali, stupirsi evita la banale acquisizione delle cose, evita la chiusura mentale che raffredda.

Condivisione, partecipazione, stupore sono aspetti dell’ “I care” di don Milani, espressione dell’interesse verso gli altri, del sentirsi responsabili, condizione fondamentale per l’ascolto (se me ne frego di tutti, non ascolto di certo nessuno), quindi della conoscenza.

“I care”, oggi risuona poco volte nella vita della gente a ogni livelli, ognuno guarda al suo. Non è una critica, perché nessuno è migliore degli altri, ma una constatazione di quello che tutti viviamo.

“I care”, “stupore”, “condivisione” e altro venuto fuori quel giorno, fanno scaturire l’immagine di un medico diverso, forse semplicemente normale, umano. Un medico che rifiuta il piedistallo , parla col suo paziente, lo chiama per nome ,non si fa prendere dalla routine di un mestiere che forse è un po’ diverso. Di fronte alla persona malata conta più un saluto, un sorriso, una parola semplice . Bisogna richiamarsi a quell’umanità personale che tutti abbiamo ma che spesso nascondiamo.

Infine la dimostrazione di tutto, l’esperienza dei clown, momento di condivisione di un’esperienza accompagnato dallo stupore da cui potrà nascere partecipazione attiva. Chi meglio di loro potrebbe spiegare l’importanza del sorriso in ospedale. Chi studia l’aspetto scientifico della medicina completandolo con simili esperienze, probabilmente saprà un giorno fare il medico un po’ meglio. La medicina non cura tutto, forse mai lo farà, ma un briciolo di calore umano, di “I care” medico dà risultati sempre positivi perché cura la persona e non la malattia. Questo è un ricordo (mi pare) del film Patch Adams. Chi cura la malattia vince o perde ma chi cura la persona vince sempre.

Ho forse esagerato con le parole (un po’ tante) ma era forse necessario, almeno per me.

1 commento:

madda ha detto...

Giuseppe...hai proprio ragione!!!!..."Chi cura la malattia vince o perde ma chi cura la persona vince sempre."...madda